Storia e Tradizioni
La parola “Carnevale” deriva dal latino ‘carnem levare’ e significa ‘eliminare la carne’. Il Carnevale infatti si inserisce nella tradizione cattolica come momento di festa che precede la Quaresima, un periodo di digiuno e di astinenza in attesa della Pasqua durante il quale si evita di mangiare la carne.
La storia del festeggiamento del Carnevale in Italia è molto antica. Già a partire dal Quattrocento si hanno delle testimonianze della festa del Carnevale in alcune città italiane. In passato il significato del Carnevale richiamava il ‘mondo alla rovescia’ dove almeno per un breve periodo il valore delle gerarchie sociali veniva abbandonato attraverso le maschere ed i travestimenti, e ci si lasciava andare allo scherzo; un ribaltamento dell’ordine sociale in cui il servo poteva diventare padrone, almeno simbolicamente, e viceversa.
Questa ricorrenza ha sempre rappresentato i simboli della “fine” e del “nuovo inizio”: via via nel tempo interpretate come chiusura e nuovo inizio del ciclo delle comunità, dei lavori agricoli, fino ad arrivare al Carnevale come inizio del periodo di digiuno quaresimale, in preparazione alla Pasqua.
Le Maschere della Tradizione Emiliana
BALANZONEE’ il più conosciuto dei personaggi tradizionali del Carnevale dell’Emilia Romagna ;nasce da Bologna e rappresenta la sua antica Università. Il Dottor Balanzone, di aspetto gaudente e fisico robusto per non dire grasso, come “grassa” è la sua Bologna. Simbolo della giustizia, e dei suoi studi in legge. Indossa la divisa dei professori dello Studio di Bologna: toga nera, colletto e polsini bianchi, cappello, giubba e mantello.
FAGIOLINO
Ha un nome e un “cognome”, Fagiolino Fanfani, tipica di Bologna. Rappresenta il monello dei bassifondi sempre affamato, sporco e lacero. Isabella è sua moglie che lui chiama, affettuosamente,”Brisabella”. Fagiolino ha un berretto da notte con un grosso fiocco, indossa una corta giacca, ha la camicia con una cravatta a farfalla e calze bianche a righe rosse.
SANDRONE
Maschera tipica modenese E’ un contadino grossolano e ignorante. Si sforza di parlare italiano dando vita, però, ad un pasticcio incomprensibile e senza senso. Il suo costume è composto da una grande giubba scura, sotto la quale porta un gilet a pois e l’immancabile berretto da notte. Ha una moglie, Pulonia, (Apolonnia) e un figlio Sgurgheguel (Sgorghignello).
TASI
E’ la maschera protagonista del famosissimo e storico Carnevale di Cento.Viene rappresentato mentre tiene al guinzaglio una volpe bianca. La leggenda narra che Tasi, costretto a scegliere tra la moglie e un buon bicchiere di vino, preferì andare all’osteria.
I DOLCI di CARNEVALE
della Tradizione Emiliana
Il periodo del Carnevale, proprio perchè precedente a quello della Quaresima caratterizzato da sacrificio e ristrettezze, prevedeva che ci si divertisse fino all’inverosimile e che a tavola si facessero grandi scorpacciate. Per questo motivo durante la festa abbondavano i dolci, fritti nello strutto – oggi sostituito perlopiù dall’olio – particolarmente saporiti e di fattura semplice.
Il ricettario emiliano romagnolo, come vuole anche la consolidata tradizione gastronomica della regione, è molto nutrito. Tramandatosi nel tempo, riprende le antiche ricette con l’aggiunta di alcune modifiche, e presenta diverse varianti, negli ingredienti e nel nome, a seconda dei luoghi.
Le “CHIACCHERE”, dette anche “Intrigoni” o “Frappe” sono il dolce tipico del reggiano, protagonista in tutti i forni e nelle cucine durante il periodo delle feste. Friabili e croccanti, sono preparate con uova e farina in sfoglie sottili ricoperte alla fine di zucchero a velo.
Le FRITTELLE DI RISO cotto nel latte, che un tempo erano preparate utilizzando gli avanzi di cucina.
Le CASTAGNOLE il cui nome deriva dalla forma simile ad una castagna, fatte con un impasto di uova, farina e zucchero cui si aggiunge un poco di liquore, normalmente il Rum o la grappa bianca, secondo i gusti. Si servono spolverate di zucchero a velo e, a piacere, farcite di crema pasticcera.
Buon Carnevale a tutti !